Articolo del 26 Novembre 2017 di Barbara Donadio scritto per Il Fatto Quotidiano
“Migliora la vita sessuale, previene l’incontinenza fecale e urinaria…“. E’ il perineo, un muscolo che molte donne non sanno nemmeno di avere e del quale, tanto meno, conoscono le prodigiose qualità e funzioni e che è stato al centro di un evento tenutosi di recente a Palazzo Pirelli, a Milano. “Non prendersi cura del proprio perineo durante l’arco della vita fertile, inevitabilmente porta a disagi che si manifestano soprattutto in quel periodo così emozionalmente delicato che è la menopausa” spiega la dott.ssa Dialma Guida che dal 2003 si occupa attivamente di Riabilitazione del Pavimento Pelvico o perineo e dedica la sua professionalità di ostetrica alla salute della donna.
Ma innanzi tutto cos’è il perineo? “E’ il muscolo che si trova nella parte più bassa del bacino – dice- quello che circonda la vagina, l’ano, la vulva e sostiene l’utero, la vescica e il retto”. Stiamo parlando quindi di un muscolo forte, che permette non solo di contenere gli organi pelvici in sede, prevenendo il loro prolasso e la loro disfunzione (incontinenza urinaria e incontinenza fecale) ma permette anche un miglioramento della sensibilità vaginale con ripercussioni e risvolti piacevolmente favorevoli ed appaganti nella sfera della sessualità. “Strettamente collegate al perineo – continua la dott.ssa – incontriamo le emozioni, i vissuti, i ricordi di ogni donna: attraverso presa di coscienza e la ginnastica riabilitativa di questo muscolo infatti, spesso si arriva a curare tanti disagi legati all’anima”.
È quindi fondamentale l’educazione nelle scuole, l’informazione da parte degli operatori della sanità, di istruttori sportivi, in modo da realizzare un programma quanto più esteso possibile di prevenzione primaria verso i difetti funzionali di una regione corporea che risulta essere così importante. Prolasso, incontinenza urinaria o fecale, dolore pelvico, cistiti o vaginiti, dolori ai rapporti, mestruazioni dolorose, perdite di urina, sono tutti sintomi che troppo spesso vengono vissuti passivamente, poco ascoltati e poco curati ma che, inevitabilmente, portano la donna a chiudersi in se stessa e ad essere meno disponibile alle relazioni fisiche con il proprio partner. “A volte basterebbe veramente poco da parte degli operatori sanitari: una domanda giusta durante una semplice visita ginecologica o ostetrica servirebbe a cambiare le cose”, continua la dottoressa.